San Martino ai Monti

Via San Martino ai Monti collega Via Merulana con piazza San Martino ai Monti, sulla quale si affacciano abside e facciata posteriore della chiesa di San Silvestro e San Martino ai Monti, nota più con il solo nome di San Martino di Tours. La via corrisponde all’antico tracciato del Clivus Summus Suburbanus, che era il proseguimento di quel Clivus Suburbanus, che univa la Suburra con la Porta Esquilina. Fino alla presa di Roma del 1870, la via si chiamava Via della Coroncina, probabilmente per la presenza di una Madonnella, inserita in una nicchia e ornata, appunto, con una coroncina o un rosario. Al civico 20 si trova la cosiddetta Casa del Domenichino, costruzione cinquecentesca nella quale abitò, appunto, il pittore bolognese Domenico Zampieri (1581-1614), chiamato con il diminutivo di Domenichino, che fu famoso per le sue pitture a fresco in numerose chiese romane. Una targa ricorda la presenza del grande artista bolognese nell’edificio, ristrutturato nel 1867, quasi al termine del dominio politico sulla città, ha conservato i tratti essenziali delle sue origini, tranne per una sopraelevazione ottocentesca. Non è questo l’unico elemento storico che si conserva in questa stretta e ripida via del centro di Roma. Al civico 8, infatti, in uno scantinato è stata rinvenuta nel 1888, e lì si conserva, un’ara dedicata al dio Mercurio, divinità protettrice delle attività commerciali. Si suppone che l’ara in marmo fosse il basamento per una statua del dio, ed era sistemata in una piattaforma in blocchi di tufo con due scalette laterali. Un’iscrizione rende possibile datare l’ara con precisione. Si legge, infatti, che Cesare Augusto (Ottaviano), “figlio del divino Cesare”, Pontefice Massimo, Console per l’undicesima volta, tribuno per la quattordicesima, dedicò questo monumento costruito “con il denaro del popolo romano”, quando Ottaviano era assente da Roma, il 1° gennaio. Si può dedurre che la dedica sia avvenuta il 10 a.c., ai primi del mese di gennaio, in coincidenza con la festa di Compitalia, ripristinata per volontà di Augusto stesso. Si trattava di una festa che prevedeva, sin dall’epoca arcaica, l’erezione di altari ai Lares Compitales, divinità che sorvegliavano e proteggevano i confini dei campi, e in ambito cittadino gli incroci delle vie principali (detti, appunto, compita, da compeunt, traducibile con l’espressione “che s’incontrano”). Questi altari di fatto segnavano i confini tra i diversi quartieri, ed erano oggetto di culto durante la festa ripristinata da Augusto.

 

La via prende il nome dalla chiesa di San Martino ai Monti, il cui nome completo è quello di San Silvestro e San Martino ai Monti. La basilica si trova in via del Monte Oppio 28, e fu fondata da Papa Silvestro I (314-335) sul terreno concesso dal presbitero Equizio. Inizialmente fu un grande oratorio per onorare tutti i martiri cristiani ignoti, e venne denominato “titulus Equii”. Questo antichissimo edificio è ancora ben visibile negli attuali sotterranei della chiesa stessa, e vi si accede tramite la scalinata che si trova nella navata centrale e che porta alla cripta. Da qui, attraverso una piccola porta, si scende per un’altra – antichissima – scala e si giunge al Titulus, ossia ad un edificio in laterizio, databile prima metà del III secolo, formato da una grande aula centrale, divisa da pilastri in due ali di tre campate ciascuna, con volta a crociera e vestibolo che si apriva, tramite tre porte, sulla strada. Sembra trattarsi di un edificio commerciale, che un’iscrizione ricorda essere stato dedicato alla Vergine Maria. Solo in seguito si parlerà di Titulus Equii o di Titulus Silvestrii, in ricordo degli interventi di Papa Silvestro. A quanto sembra, l’antico oratorio sarebbe stato sede nel 324 anche di una riunione preparatoria del Concilio di Nicea del 325. Molte opere del IX secolo sono ancora visibili nei sotterranei della chiesa, in particolare affreschi che sulla volta e sul soffitto raffigurano scene con Santi con la Madonna e il Bambino. Si conserva, inoltre, parte del pavimento a mosaici bianchi e neri, risalenti al III secolo. Un affresco del IV-V secolo, infine, raffigura “Simmaco ai piedi di Silvestro”. La chiesa vera e propria sarà edificata alla fine del V secolo, sopra il luogo pre-esistente, e verrà dedicata oltre che a Silvestro a Martino di Tours, che poi prevarrà nella memoria collettiva dei romani. Fu Papa Simmaco a far iniziare i lavori, che portarono all’innalzamento del livello della chiesa, che rese sotterraneo l’antico oratorio silvestriano. In seguito, vi furono ulteriori interventi, alla metà del IX secolo, ma il cambiamento radicale avvenne molto tempo dopo, nel 1636, quando il priore Giovanni Antonio Filippini affidò i lavori di ristrutturazione all’architetto Filippo Gagliardi. I lavori si protrassero per oltre trent’anni, e portarono all’erezione della facciata attuale, a due ordini con lesene e grande timpano, sopraelevata rispetto alla precedente, con al conseguente aggiunta della gradinata. Ai lati del portale centrale si trovano due bassorilievi di Silvestro e Martino. Sempre durante questi interventi venne aggiunta la lunga e stretta scalea, sulla retrostante Piazza di San Martino ai Monti, che conduce all’ingresso posteriore, oltre alla torre campanaria. L’interno della nuova chiesa è a tre navate divise da 24 colonne. Il soffitto della navata centrale è più recente e sostituisce quello donato da San Carlo Borromeo, ed andato perduto in un incendio. Importanti sono le opere d’arte custodite: un’Estasi di San Carlo di Filippo Ghelardi, tre affreschi raffiguranti l’interno della Basilica di San Pietro, di quello di San Giovanni in Laterano e di un Concilio di San Silvestro. Nella Sagrestia, non accessibile al pubblico, si conserva una lampada votiva che sino a poco tempo fa veniva creduta la tiara pontifica di Silvestro.

La zona di Piazza San Martino ai Monti è, infine, da ricordare per la presenza di alcune torri medievali particolarmente importanti. Nella Piazza troviamo, infatti, ben visibile e praticamente isolata al centro della strada, la cosiddetta Torre dei Capocci, dal nome di un’importante famiglia romana medievale. La Torre ha di fronte una gemella, detta Torre dei Cerroni, che, però, è oggi inglobata nel complesso della Casa Generalizia dell’Istituto delle Figlie di Maria SS.ma dell’Orto, ed è disposta secondo l’antico tracciato dei Vicus Suburbanus, che corrisponde all’attuale asse Via in Selci – Via San Martino ai Monti, ed è di proprietà del Comune di Roma. Si nota un pesante ed incompleto intervento di restauro risalente alla fine del XIX secolo, se si osserva la netta differenza di colore nella cortina collocata all’altezza del quarto livello (terzo piano). L’intervento si rece necessario perché a quel livello la Torre era stata inglobata da altri edifici. La parte superiore della stessa cortina, invece, è databile XII-XIII secolo. Le terrazze di copertura, sulla quale è presente un vano di uscita dalla scala, è delimitato da un parapetto in muratura, coronato da una fila di merli (cinque) tutti di fattura moderna, così come molte delle aperture, compresa la porta di accesso. La gemella Torre dei Cerroni, come detto, è invece inglobata in un complesso, e si colloca all’incrocio tra via Giovanni Lanza e via Quattro Cantoni. Presenta una pianta rettangolare, ed è totalmente visibile solo la parte sud-est della facciata, prospiciente la strada. Si tratta di una facciata priva ora di quelle aperture che aveva in origine. La torre è provvista di coronamento di restauro, mentre l’aspetto esterno della cortina richiama un periodo attorno all’XII-XIII secolo.